Parole fertili: raccontare la difficoltà riproduttiva

«L’infertilità è una malattia vera e propria riconosciuta nel 2013 dalle Nazioni Unite e, in base a questo, viene sancito il diritto universale ad accedere alle cure a prescindere da razza, nazionalità o religione».

Da questo presupposto è nato il progetto Parole Fertili, con l’obiettivo di favorire la riappropriazione della propria storia di vita, per tutte le coppie che hanno subito la ferita della sterilità e si sono dovute rivolgere ad un Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita.

«La difficoltà riproduttiva è una realtà che ha molte sfaccettature: ormonali, meccaniche, infettive e immunitarie e deve essere decodificata all’interno dell’universo coppia. Non esiste una infertilità della donna o dell’uomo, esiste una infertilità della coppia», afferma Rossella Nappidocente all’Università degli Studi di Pavia e responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita della Clinica Ostetrica e Ginecologica del San Matteo di Pavia. «Favorire una cultura della protezione della fertilità è un dovere irrinunciabile, soprattutto in questi ultimi anni in cui le donne affrontano la maternità in modo più consapevole, ma talvolta più tardivo. Spesso la parola ormoni viene demonizzata, ma le terapie ormonali oggi sono sempre più naturali e non causano certamente tumori, anzi, in taluni casi addirittura li prevengono. Usare ormoni naturali, identici a quelli che il corpo produce, è un obbiettivo oggi perseguibile in tutte le fasi della vita della donna».

Come scrive Simona Dalla Costa su PuntoEffe“la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) può essere, dunque, una scelta naturale se viene effettuata alla fine di un percorso personalizzato volto alla comprensione dei fattori che inducono la difficoltà riproduttiva. Rappresenta un’area delicata e la richiesta delle donne è sempre più rivolta a prodotti efficaci e, allo stesso tempo, naturali e ben tollerati”.

Alla presenza del Prof. Andrea Borini, presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFES), della Prof.ssa Rossella Nappi, docente all’Università degli Studi di Pavia e responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita della Clinica Ostetrica e Ginecologica del San Matteo di Pavia, del Prof. Andrea Salonia, Associato di Urologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, e della Dott.ssa Cristina Cenci, antropologa, fondatrice del Center for digital health humanities, sono stati dunque presentati i punti chiave di un progetto che racconta il “viaggio” della ricerca di un figlio.

Proprio Simona Dalla Costa ci racconta di cosa si tratta nello splendido pezzo che racconta la conferenza stampa, e che trovate allegato. “Il sito http://parolefertili.it/ è uno spazio narrativo per condividere il viaggio alla ricerca di un figlio ideato dal Center for digital health humanities. Parolefertili.it nasce per favorire la riappropriazione della propria storia di vita ferita dalla minaccia della sterilità. «La difficoltà o l’impossibilità a generare figli spesso è vissuta come un tabù. A differenza di altre patologie, nell’infertilità si diventa “pazienti” solo nel momento in cui si desidera un figlio. Prima si resta fertili, anche se medicalmente sterili. Le difficoltà a realizzare il desiderio di maternità/paternità sono vissute con colpa, dolore, frustrazione, invidia, emozioni difficilmente comunicabili», spiega Cristina Cenci, antropologa, fondatrice del Center for digital health humanities. «Spesso lo spazio digitale consente di uscire dalla solitudine, offre un’intimità anonima che facilita l’espressione e la condivisione del vissuto di infertilità». Parolefertili.it è dunque uno spazio on line in cui raccontarsi senza filtri, aperto a tutte le storie, anche le più difficili. Chi è riuscito ad avere un figlio spesso racconta per elaborare il percorso e farlo suo, chi invece lo sta cercando può trovare nei racconti degli altri un’occasione per sentirsi meno solo, per riuscire a immaginare un futuro. Al momento il grande assente è l’uomo, intrappolato in un silenzio che nasce dal rifiuto del fallimento, che spesso porta anche al rifiuto della diagnosi. La sfida delle storie pubblicate finora sembra essere quella di trasformare la PMA in un percorso più personalizzato e meno artificiale. Oggi è infatti vissuto con un senso di grande estraneità e molta sofferenza, anche quando l’esito è positivo. La domanda è allora: come si può, almeno parzialmente attenuare la fatica, il dolore, la sofferenza del percorso PMA? «La metafora di parolefertili.it» conclude Cenci, «è il dono: della propria storia di vita, delle proprie emozioni, delle proprie sofferenze e di come ci si può sentire sempre e comunque fertili, anche senza diventare madri o padri. Parolefertili.it può offrire ispirazione, coraggio, forza contro le paure e lo sconforto».”

Visita il sito parolefertili.it.

Qui trovi il pezzo di Simona Dalla Costa uscito a Gennaio 2017 su PuntoEffe.