Medicina di genere, una nuova frontiera per le Scuole di Medicina in tutt’Italia

Dall’anno accademico 2017-2018 la Medicina di Genere potrà diventare materia di studio in tutte le Facoltà di Medicina e Chirurgia italiane, e la medicina orientata al genere potrà essere inserita in tutti gli insegnamenti.

Nell’ultima sessione di Dicembre, infatti, la Conferenza Nazionale Permanente dei Presidenti di Corso di Laurea, organismo presieduto dal Prof. Andrea Lenzi, endocrinologo e andrologo dell’Università La Sapienza di Roma, ha approvato all’unanimità il Progetto Pilota della Prof.ssa Tiziana Bellini, Coordinatrice del Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia e delegata alla Didattica dell’Università di Ferrara. Nell’Ateneo estense l’integrazione nei singoli Corsi di Laurea Magistrale di Unità Didattiche relative alla Medicina di Genere è già avvenuto, e prosegue con successo.

“Essere uomo o essere donna in Medicina fa la differenza” – spiega la Prof.ssa Rossella Nappi dell’Università degli Studi di Pavia – “Non solamente perché la prevalenza di un alto numero di patologie è differente nei due sessi, ma anche e soprattutto perché le cause, i sintomi, il quadro clinico, le scelte terapeutiche e soprattutto i percorsi assistenziali e di prevenzione possono variare in relazione al genere”.

Il concetto di medicina di genere (Gender Medicine) comprende la continua interazione tra fattori genetici (il nostro DNA) ed altri fattori di natura bio-psico-sociale che determinano il differente assetto maschile e femminile nell’arco di tutto il ciclo vitale.

“Si parla sempre più degli effetti attivazionali dei diversi ormoni femminili e maschili (estrogeni ed androgeni), ovvero del fatto che queste molecole siano in grado di attivare funzioni specifiche che si presentano in parte già differenti di base fra i due sessi, in maniera geneticamente determinata”.

Il ginecologo è per definizione il medico di genere numero uno, perché ha il privilegio di seguire la donna in tutte le fasi della vita riproduttiva, oltre che di curarla, qualora necessario, con terapie ormonali (contraccettive, della fertilità, della menopausa) che possono modulare l’espressione di sintomi e patologie ad espressione tipicamente femminile in un’ottica interdisciplinare. Basta pensare ad una serie di patologie di interesse endocrinologico (distiroidismi, dismetabolismi, osteoporosi, ecc.), reumatologico (artrite reumatoide, fibromialgia, lupus, ecc.), gastroenterologico (sindrome del colon irritabile, cirrosi biliare primitiva, ecc.), neurologico (cefalee, sclerosi multipla, ecc.), psichiatrico (depressione, disturbi del comportamento alimentare, ecc.) e a tante altre che sono modulate dalle fluttuazioni ormonali cicliche dei periodi critici della riproduzione (menarca, gravidanza, menopausa).

L’impegno all’Università degli Studi di Pavia è già iniziato. Infatti, sarà lanciata a breve una campagna educazionale dal titolo “I dolori di MA.R.I.C.A. (MAlattie Reumatiche Infiammatorie Croniche Autoimmuni): sì grazie sono donna, no grazie sarò mamma!”. Tale progetto è stato pensato da Ginecologi e Reumatologi insieme e vedrà protagoniste le donne che studiano e lavorano all’Università di Pavia in una “Call to Action” per promuovere la consapevolezza, la conoscenza e la responsabilizzazione nell’ambito della medicina di genere del dolore.