La menopausa per tutte: una conquista della Cultura

La menopausa (letteralmente ultima mestruazione) segna un periodo di svolta nella vita di ogni donna che si verifica più o meno intorno ai 50 anni. Oggi ne parliamo tanto in ambito medico perché in un Paese come il nostro, dove l’aspettativa media di vita femminile è di più di 85 anni e ci sono circa 14 milioni di donne di età superiore ai 49 anni, abbiamo imparato che una “buona” menopausa rappresenta un lasciapassare per una “buona” salute negli anni a venire.

Accanto agli aspetti legati alla salute, è tuttavia affascinante provare ad osservare la menopausa dal punto di vista evoluzionistico e culturale. Da dove viene questo accadimento, caratteristico della specie umana? Quali sono i determinanti evolutivi di questo periodo della vita femminile?

La menopausa, cioè lo stop della capacità di generare dei figli a partire dalle proprie cellule uovo ad un certo punto della vita, è un evento necessario al progetto che la Natura ha messo in atto per garantire la crescita e l’educazione della specie umana, perché il nostro tempo di cure materne è più lungo di quello di qualunque altro essere vivente del mondo animale. Per capire il valore profondo della menopausa dobbiamo proiettarci in un’epoca passata nella quale la vita finiva molto presto e non era opportuno mettere al mondo dei figli troppo avanti in età, con il rischio che non potessero sopravvivere da soli. La menopausa è, dunque, un evento quasi esclusivamente umano e aveva lo scopo di permettere ai “piccoli” di essere nutriti e accuditi fino al raggiungimento del loro grado di autonomia. Soltanto alcune donne erano capaci di sopravvivere a lungo, molti anni dopo l’ultima maternità, e di diventare nonne per proteggere e guidare con saggezza le generazioni future. La menopausa, intesa come tempo della vita senza le mestruazioni, rappresentava una risorsa preziosa per l’intera comunità ed era un privilegio di poche, probabilmente su base genetica e/o legato a comportamenti ed abitudini particolarmente virtuose.

Dati questi presupposti, è fondamentale che ci chiediamo quanto questa comune realtà di vita, ai giorni nostri, venga valorizzata dal punto di vista culturale: qual è il valore della vita della donna di oggi, indipendentemente dalla sua possibilità di essere ancora madre o di accudire dei figli? Quale interpretazione negativa ci spinge a guardare a questo periodo di rilancio come un “problema”?

Per provare a cambiare gli occhiali con cui guardiamo il mondo al femminile, per riuscire a cambiare coraggiosamente prospettiva, fatevi ispirare da questo editoriale della Prof.ssa Rossella Nappi sull’inserto allegato a Io Donna!

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