Che fine ha fatto il nostro desiderio?

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Distratte dai social, travolte dal superlavoro, in perenne debito di sonno, le donne italiane hanno meno voglia di fare l’amore. Ma nell’attesa di un nuovo farmaco “women only“, una filosofa si chiede: non è che la sex liberation ha creato nuove pressioni?

Il problema riguarda ormai 4 donne su 10, come ricorda lo studio Female Sexual Dysfunction di Kingsberg e Woodard. La tecnologia in tutto questo sembra avere una grossa responsabilità: secondo l’ultimo rapporto Agi-Censis, l’81% delle persone tra i 18 e i 34 anni si fa ipnotizzare dal cellulare anche a letto. «È soltanto una delle tante insidie che rendono sempre più evanescente il desiderio. Quello femminile in particolare»

Dal Censis la sociologa Ketty Vaccaro aggiunge che molte indagini dell’istituto di ricerca «confermano una riduzione nella frequenza dei rapporti. Un fenomeno trasversale dovuto anche al fatto che la sessualità non è mai stata così accessibile, alla portata di tutti, grazie anche alla rete. Ma questa facilità produce spaesamento».

Perché mettersi in gioco, sudare, rischiare un no, quando i social e le app di appuntamenti garantiscono successi immediati? Per non parlare del sesso virtuale consumato in chat, che per molti è perfino preferibile al sesso vero. Anche così la voglia se ne va. Un problema in aumento in tutti i paesi industrializzati, di cui si parla sempre più spesso nei congressi medici come in ufficio alla macchinetta del caffè. Anche in Italia si cerca di capire se il calo del desiderio è sentito tra le più giovani, come raccontano le studentesse dei college americani. In realtà lo studio Preside – la bibbia dei sessuologi, realizzata su oltre 31 mila donne statunitensi che hanno chiesto aiuto al medico – parla di un disagio democraticamente spalmato su tutte le fasce d’età: l’8,9% della popolazione tra i 18 e i 44 anni, il 12,3% di quelle tra i 45 e i 64 anni, e il 7,4% delle ultrasessantacinquenni. Ma numeri a parte, una cosa è certa. La pulsione sessuale dipende dalla biologia ma non solo: «Se è vero che l’età, gli ormoni e la genetica influiscono parecchio (alcune sono più portate), in realtà contano di più fattori come l’ansia, la pressione sul lavoro, la persona che abbiamo a fianco, lo spazio che concediamo all’intimità e alle fantasie»

Quanto conta dunque il fattore riposo, in un mondo sempre più frenetico e colmo di responsabilità? E ancora, il desiderio è “spontaneo” o “va acceso”? L’industria farmaceutica sta sperimentando nuove soluzioni? Ma soprattutto, siamo sicuri che stiamo parlando di sessualità nel modo giusto?

La nostra Prof.ssa Rossella Nappi ne ha parlato con Anna Alberti di Marie Claire.
Qui trovi il link all’intervista ufficiale.

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